Kamala Harris ha accettato oggi, in un discorso davvero bellissimo che ha infiammato la platea nella Convention democratica di Chicago, la nomination come candidata alla presidenza degli Stati uniti.
«Quindi, a nome del popolo, a nome di ogni americano, indipendentemente dal partito, razza, genere o dalla lingua che parla tua nonna, al nome di mia madre e di tutti coloro che hanno intrapreso un viaggio difficile, a nome degli americani, come le persone con cui sono cresciuta, persone che lavorano sodo, inseguono i loro sogni e si prendono cura l’uno dell’altro, a nome di tutti coloro la cui storia potrebbe essere scritta solo nella più grande nazione sulla Terra, io accetto la vostra nomination per la presidenza degli Stati Uniti d’America», ha detto l’attuale vicepresidente.
Si, she can, ce la può fare, per il bene dell’America e del mondo intero.
Ma quanto accaduto a Chicago con la Convention del Partito Democratico ha qualcosa da dire anche al nostro Partito Democratico: sono i grandi soggetti politici plurali che possono accendere la speranza in un futuro migliore e cambiare la storia. Un storia che negli Stati Uniti sembrava segnata e destinata a vedere l’inesorabile vittoria di Trump, con tutte le conseguenze di scala globale. Ora il futuro si è riaperto ed è semplicistico pensare che questo sia accaduto solo per il cambio Kamala / Biden. Kamala Harris e il Partito Democratico USA ci mostrano a mio parere una strada: la Convention democratica è stata la “narrazione” di un grande partito capace di parlare ed attrarre elettori molto diversi, pronto a rappresentare le esigenze di tutti, una “grande tenda” sotto sotto cui convivono anime diverse e per questo possono parlare al Paese.
È quello che il PD deve fare ora: riscoprire / diventare ciò che è sempre stato chiamato ad essere, allargare, recuperando lo spirito che un tempo abbiamo chiamato “vocazione maggioritaria”. Mi sembra più congeniale chiamarla vocazione di Partito Paese (i politologi lo chiamerebbero appunto ‘country party’) che, fermi i valori fondanti, non escluda nessuno, una grande tenda con tanti talenti, ciascuno dei quali capace di attrarre elettori diversi e per questo capace di parlare a tutti.
Il momento per il PD per fare questo salto è adesso: alla vigilia di una tornata regionale importante e a metà legislatura. Parlare di Unità è necessario ma non sufficiente. Serve un sforzo di tutto il gruppo dirigente per allargare “la tenda” e dare il senso di saper guidare il Paese fuori dalla palude dell’antipolitica. Dobbiamo guardare il Paese negli occhi e proporre un nuovo progetto, costruire insieme una casa per tutti gli italiani che non si riconoscono nelle politiche reazionarie e divisive della destra.
È ora di costruire davvero un Partito Democratico grande, plurale, inclusivo. Insieme, possiamo essere la vera alternativa per il Paese, quella che l’Italia sta aspettando.
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