Dalle elezioni presidenziali americane e francesi al referendum costituzionale italiano (si, soffro ancora!) a chissà cosa e quanto ancora, si dice che la Russia abbia interferito “digitalmente” in vicende altrui in cui non avrebbe dovuto metter becco. Sarà vero? Alcuni partiti italiani ne stanno approfittando. Sarà vero? E soprattutto, chi e come è in grado di dire se è vero o meno? Ecco, forse questo è quello che al momento dovrebbe interessarci maggiormente, visto che l’Italia non ha certo capacità d’intromettersi tra duellanti del peso di Stati Uniti e Russia.
Quello che ci manca, volevo dire, è anche una generazione di professionisti pronta ad affrontare battaglie come queste. Non vi siete forse resi conto di quale e quanta leva abbiano assunto le diatribe digitali negli ultimi 10 anni? Su chi possiamo contare per affrontare sfide di questo calibro? Ormai sono all’ordine quotidiano e non si può fingere di non vederle o, peggio ancora, delegarle agli “alleati” più tecnologizzati.
Il web permea la vita quotidiana, dagli acquisti ai rapporti interpersonali, dalla politica all’informazione… diversamente non saremmo proprio qui a parlarne. Dobbiamo colmare il gap e lo dobbiamo fare alla svelta. Dobbiamo investire massicciamente nella formazione universitaria per sfornare professionisti di alto livello capaci di tradurci in termini comprensibili un futuro che a molti sembra ancora nebuloso ma che, invece, già condiziona la vita istituzionale e democratica del nostro Paese. Prima che sia troppo tardi.
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