Questo grafico (dati ufficiali ISTAT) spiega molto bene ciò che è avvenuto in Italia. La crisi economica e l’incapacità di fare riforme dei governi di centrodestra hanno distrutto occupazione. Il Partito Democratico, grazie al #JobsAct e all’abbassamento delle tasse, ha invertito la tendenza: in questa legislatura, infatti, si è generato un milione di occupati in più, la maggioranza dei quali a tempo indeterminato, riportando il nostro Paese a tassi di occupazione pre-crisi.
Questi sono i dati. Tuttavia non dobbiamo, né possiamo, fermarci alla retorica delle cose fatte. È urtante e respingente, perchè sono ancora troppi i giovani italiani che continuano a considerare l’emigrare all’estero l’unica speranza per trovare lavoro.
Ci si può proporre al governo del Paese solo se, pur rivendicando le “cose fatte”, offriamo un’idea credibile di futuro, fatta di proposte, di idee concrete e realistiche per invertire questa sfiducia dei giovani verso il futuro dell’Italia.
Fossi in Matteo Renzi, e magari glielo scrivo anche, mi chiuderei in una stanza con 100 millennial carichi di spirito d’iniziativa e volontà di cambiare le cose, e fra loro anche ragazzi che hanno deciso di intraprendere un percorso professionale fuori dall’Italia. Per capirne le ragioni. Per uscirne con almeno 5 idee concrete su cui scommettere tutte le proprie forze, per non perdere una generazione.
Eccone una di idee, nata dal confronto con un giovane imprenditore modenese: trasformare l’esperienza di lavoro all’estero in un’opportunità di crescita non solo per i giovani, ma per le stesse imprese italiane, coprendo una parte di costi con risorse pubbliche (anche europee) per il primo anno di “formazione sul campo”. Costruire, cioè, un modello di partenza “con l’elastico” presso le nostre imprese italiane che operano all’estero, per avvicinare i giovani all’economia globale e non disperdere le risorse investite per formare gli stessi giovani durante il loro ciclo scolastico.
Un’idea alla quale ho lavorato e che abbiamo concretizzato. A Modena, 50 giovani dopo un’esperienza di lavoro all’estero per conto di imprese italiane hanno poi ricevuto quasi tutti un’offerta di lavoro dalle aziende stesse nel nostro Paese.
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