In questi giorni i dieci anni dalla prima residenza artistica di Spira Mirabilis a Formigine.
Dieci anni cominciati vedendo i protagonisti, giovani musicisti provenienti da ogni angolo d’Europa ed oltre, dormire in dieci in una stanza, pur di rendere possibile un’idea, un progetto, un sogno.
Dieci anni in cui migliaia di persone, fra loro tanti bambini e giovani ora adulti, sono cresciuti avendo la possibilità di nutrirsi anche di musica, mentre prima mai avrebbero messo piede ad un concerto sinfonico, perché interpretata con una passione che fa innamorare della sua bellezza.
Dieci anni che hanno nutrito il bisogno e la spinta verso un auditorium per la città e una residenza per l’ospitalità artistica e non, poi entrambe realizzati.
Dieci anni e sessantasette periodi di residenza artistica, sessantasette: credo non ci sia comunità in Italia che possa dire di aver vissuto un’analoga esperienza. Richard Morrison raccontando per il quotidiano britannico The Times questa esperienza: “Non c’è inglese appassionato di musica che vedendo al lavoro Spira mirabilis a Formigine non desidererebbe avere qui una realtà analoga”.
Dieci anni durante i quali è capitato di sentire giudizi sommessi del tipo: “non può durare”, “la spinta iniziale si esaurirà, anzi si sta esaurendo”, “è un volo pindarico”.
Un volo. Già. Verso un’utopia diventata esperienza concreta che ha nutrito in questi dieci anni una comunità che sta vivendo un’esperienza unica.
Già, un volo: dieci anni cominciati suonando alla Polisportiva è suggellati sul palco della Scala.
Dobbiamo rendere possibili, batterci per sogni come questo che cambiano in meglio la vita delle persone.
P.S: se dovessi scegliere un’emozione fra le tante vissute in questi dieci anni sceglierei l’esecuzione della Nona di L.V. Beethoven nella ‘mia’ Bassa colpita dal terremoto davanti a più di duemila persone in una fabbrica appena ricostruita dopo essere stata distrutta dal sisma
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