Oggi l’Assemblea Nazionale del PD, a cui partecipa una folta delegazioni di modenesi, eletti anch’essi con le Primarie, tra cui la segretaria della città di Modena Venturelli, l’assessora del Comune di Concordia Pedrazzoli, portavoce nel congresso della mozione Bonaccini e Guicciardi, segretario del Circolo del PD di San Felice, per citare tre ‘nativi PD’, mai così numerosi. A margine, mi permetto uno zoom sulla comunità da cui, orgogliosamente, vengo e in cui proseguo il mio impegno di base: il PD della Bassa Modenese che ha iniziato, da tempo, un innovativo percorso di rigenerazione da cui emergono ora ben due eletti all’Assemblea Nazionale che sono, non a caso, due nativi PD. Come loro, tanti giovani già impegnati nel partito hanno sostenuto Stefano Bonaccini alle Primarie, ma è indiscutibile che tanti giovani sono tornati, o andati per la prima volta alle Primarie, per votare ed eleggere Elly Schlein segretaria. Lo hanno fatto per generare un nuovo PD.
Molti si stanno interrogando, e oggi a Roma verranno prime risposte, sulla natura di questo nuovo PD guidato da Elly Schlein. Federico Covili, Presidente del Centro Francesco Luigi Ferrari, storico serbatoio di pensiero del cattolicesimo-democratico modenese, ha fatto sulla Gazzetta di Modena un’affermazione importante: “Con le Primarie del 26 febbraio è finito il PD di Veltroni”. Covili ha ragione: con le Primarie del 26 febbraio è finito il partito dei troppi “ma anche”, locuzione a cui Veltroni, primo segretario e padre costituente del PD con Romano Prodi, è ricorso per cucire e federare le culture le culture politiche riformiste e renderne possibile la confluenza nella nuova casa comune dei riformisti, il PD di Veltroni, il PD dei “ma anche” Quei suoi tanti “ma anche” dovevano essere via via superati per dar vita, ferme le radici, ad un crogiuolo unico di pensiero riformista, ma questo non è avvenuto. Questo mancato superamento del ‘maanchismo’ spiega tanto della parabola discendente del PD che ha perso l’anima, è diventato il PD della “gestione” e si è avvitato.
Per questo il “big bang” del 26 febbraio può davvero generale il nuovo PD: gli elettori, scegliendo Elly Schlein, hanno urlato “Basta ma anche!”. Io ho votato convintamente Stefano Bonaccini, che ha messo in campo una proposta di riformismo innovativo e pragmatico, a maggior ragione preziosissimo nel PD post Primarie che Stefano deve ora mantenere vivo e vitale nel nuovo PD, inverando le sue capacità di leadership ed iniziativa. Gli elettori, un milione di cittadini e di democratici, scegliendo Elly, hanno però chiesto e scelto più radicalità nel perseguire i grandi cambiamenti di giustizia sociale di cui le persone comuni sentono il bisogno, più radicalità e quindi meno “ma anche”. Hanno chiesto che il PD, ancora casa di tutti i riformisti, inveri finalmente la sua promessa, di essere partito speranza di cambiamento possibile del Paese (perché diventi giusto) e di essere quindi oggi partito più radicalmente riformista (perché oggi siamo un Paese più ingiusto rispetto al 2007). Gli elettori del PD ci vogliono più ‘popolari’, non più massimalisti.
Elly Schelin l’ho conosciuta lavorando quattro anni al Parlamento Europeo: non è una massimalista e non trasformerà il PD in un partito “alla Corbyn”, che infiamma le piazze ma svuota le urne. Perché il PD diventi un partito radicalmente riformista e di popolo, è fondamentale il ruolo che potranno svolgere i cattolici-democratici, uomini e donne provenienti da una cultura politica, non moderata ma da sempre assetata di giustizia e quindi radicale nelle aspirazioni di uguaglianza, una cultura che è stata essenziale alla nascita del PD e lo è a maggior ragione oggi per il nuovo Pd di Ely Schlein. Non per moderarla, ma per aiutare tutto il PD ad incarnare questa ‘sete giustizia’. Una sete che custodisce gelosamente anche alcuni “ma anche” utili e necessari nel nuovo PD: il veltroniano “ma anche il l’imprenditore è un lavoratore”. Dal mondo cattolico, dalla CISL e da decenni di elaborazione ‘dal basso’ anche nel nostro Palazzo Europa, è stata ieri rilanciata dalla Cisl stessa l’idea, con una proposta di legge d’iniziativa popolare, di rendere possibile anche in Italia l’’impresa “olivettiana”: l’impresa come comunità, promuovendo l’ingresso dei lavori nei luoghi delle scelte, i CdA. In Germania funziona da mezzo secolo. Ieri, quando ho letto del rilancio di questa proposta da parte della CISL, ho chiamato un imprenditore carpigiano che ha già realizzato il suo sogno di impresa comunità, olivettiana: la Chimar. Gli ho chiesto se, avendo lui già fatto tutto quello che la legge consente nella direzione della “responsabilità sociale d’impresa”, farebbe entrare i lavoratori nel suo CdA. La sua risposta è stata si. Spero che Elly Schlein visiti questa impresa e da lì apra questo cantiere del nuovo PD, portandosi dietro questo “ma anche” e mettendolo finalmente “a terra”.
E’ questo il nuovo riformismo radicale che deve permeare il nuovo PD: tanto più sarà radicale negli obiettivi, tanto più dovrà (dovremo) essere concreti nella loro “messa a terra”.
Buona assemblea nazionale ai modenesi oggi a Roma!
Sul canale YouTube del PD nazionale è possibile seguire la diretta dell’Assemblea.
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